mercoledì 3 luglio 2013

#Letteratura e #Twitteratura


Oggi Google dedica un Doodle a Franz Kafka nel 130° anniversario della sua nascita. Un disegno che rappresenta uno "scarafaggio" che torna a casa dal lavoro, evocando così la trasformazione del protagonista de La metamorfosi. Kafka affronta l'alienazione esistenziale, dal rapporto generazionale alla violenza psicologica, lo smarrimento davanti alla vita e al dovere di viverla secondo i canoni comuni, in una visione lucida, realistica e inquietante dei fatti, anche angosciosi e inauditi, che lui descrive con dovizia di particolari facendoli rientrare in una normale quotidianità.

Leggere Kafka può essere angoscioso, come aprire improvvisamente gli occhi su una realtà che immaginiamo in un modo ma che nasconde insiti presagi o ineluttabilità per i quali nulla possiamo. Come dire: "Non è colpa tua se le cose vanno così. Tutto è deciso dall'alto e tu non puoi far nulla per cambiare, accettalo". Ma l'uomo davvero può accettare passivamente un simile dictat?

La Storia ci insegna che no, non è così. O l'uomo è sciocco o è testardo, o entrambe le cose. O forse essere visionari è più comune di quanto si pensi. Su twitter si fa #Twitteratura riscrivendo gli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini, e immagino un incontro tra Kafka e il Corsaro. Due visionari, in modo diverso, entrambi attenti osservatori del mondo e della vita, il primo per analizzare senza alcun altro intento, il secondo per analizzare volendo cambiare tutto.
#Twitteratura la trovi qui


E noi che oggi li celebriamo entrambi, in modo bizzarro forse, ma così attuale che piacerebbe a tutti e due, ci domandiamo chi sono i nuovi filosofi, se ci sono. Oggi che tutto è così veloce, vicino, oggi che anche un pensiero e il suo contrario si polverizzano nello stesso istante in cui sono formulati, subito sostituiti da altri pensieri e contro pensieri; oggi che parlare di #Letteratura pare blasfemo eppure non riusciamo a fare altro (ipocrisia? vanità? bisogno?) per emergere da quella massa liquida che è la "non comunicazione di massa" (un paradosso? Forse, ma "dire" non equivale a "comunicare"); oggi che i peggiori presagi di Pasolini si sono e si stanno avverando e che gli alienati di Kafka ci vivono quotidianamente accanto o siamo noi stessi; oggi, smarriti in questo caos del quotidiano vivere, mentre ci interroghiamo su cosa fare e come farlo, scopriamo che i filosofi non ci sono più perché filosofi siamo noi. Noi che non diamo più credito ai guru dei media, noi che torniamo alla semplicità del vivere perché non abbiamo altra scelta, noi che ci prendiamo il nostro tempo perché abbiamo solo quello, noi che ci inventiamo ogni 24 interminabili ore le 24 ore successive. Noi siamo i nuovi filosofi. Non saremo tutti così, probabilmente. Ci saranno i fortunati che si benderanno gli occhi e si tapperanno le orecchie, e magari anche il naso, e accetteranno passivamente ciò che l'indefinibile ha deciso per loro.

Noi che gli occhi li abbiamo bene aperti probabilmente lotteremo. E magari vinceremo, anche.

Sed

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