Ho letto, scavato, parlato,
commentato di Pasolini per 50 giorni. Una sorta di Nemesi, un bisogno di
riportare alla luce il sotteso perché non vi siano più fraintendimenti e la
Storia compia il suo ruolo di giudice e pacificatore. Perché oggi è questo che accade:
le colpe dei padri sono ricadute inesorabilmente sui figli. E così ha senso
raccontarci gli Scritti Corsari del poeta, profeta e visionario, che se aveva
le visioni è perché qualcuno o qualcosa lo illuminava per bene dall’alto.
Lo abbiamo fatto in tanti con la
presunzione tipica di questi anni, in cui tutto appare possibile, anche fare
#twitteratura. Ma lo abbiamo fatto bene, con rispetto, pur criticando e, a
volte, attaccando. Abbiamo attaccato gli Scritti Corsari quando la desolazione
della presa di coscienza era troppo forte, troppo dolorosa. Abbiamo criticato
la fragilità del poeta, le sue scelte contraddittorie, il suo essere
donchisciottesco. Ma forse la critica era verso noi stessi, che non siamo in
grado, ora come allora, di usare una voce anche solo simile alla sua per denunciare
lo scempio che abbiamo sotto gli occhi. Non con quella determinazione,
ostinazione, polemica.
Abbiamo fatto filosofia, a modo
nostro, con gli strumenti di oggi. Una filosofia indotta da una lettura forte,
che non fa sconti, a nessuno, neppure a noi stessi. Ma la filosofia è
educazione del pensiero libero, e grazie a Pasolini abbiamo riscoperto che
sappiamo e possiamo pensare da uomini e donne liberi. Ora sarebbe bello
finalmente agire, per passare questa consapevolezza ai nostri figli.
Abbiamo riso, sì, ci siamo anche
divertiti con Scritti Corsari, è questo che fanno i liberi pensatori. A volte
erano sorrisi amari, quelli dovuti all’ironia del caso [o della Storia] che ci
fa vivere oggi corsi e ricorsi del tempo che fu. Tutto cambia, nulla è
cambiato. Altre volte erano risate di gusto, quelle legate al ricordo, alla
tradizione, ai costumi di un’epoca che tanto ci ha segnato, che tanto ci ha
lasciato. Che eredità!
La #twitteratura degli Scritti
Corsari oggi finisce, ma non ha termine ciò che lascia in bocca. Uno strano
sentimento d’ineluttabilità. Eppure…eppure noi non ci arrendiamo, siamo
#Corsari.