sabato 1 giugno 2013

Prossima fermata Trambusto, un autobus da prendere, in libreria!




Quando la narrazione viene annunciata da “Ode al cane” di Pablo Neruda ha tutta la mia attenzione e la mia stima. Ma non lasciamoci fuorviare. Non è una storia di naturalisti, attivisti social-animalisti, popolar-populisti anti qualcosa. No. Questa è una storia di adolescenti, raccontata così bene che pare sia un adolescente con gran talento a scriverla. E forse Luca Gallo l’adolescente che è in lui non l’ha mai perso. Trasformato magari, per saperlo meglio leggere negli occhi di chi incontra, ma non perso.

Come ho avuto modo di dire nel salotto di Tempoxme, “Prossima fermata Trambusto è un libro in cui l'educazione e la speranza per la costruzione di un futuro, il recupero di radici forti (il baobab citato alla fine) che non possano essere sradicate da folate di vento, sono la base di tutto. E considerando che questo ruolo, quello di educare, preparare i giovani ad affrontare la vita, dovrebbe essere dei genitori in primis, certo qui gli adulti non ne escono bene. Si delega sempre a qualcun altro (l’architetto Scarpitta ideatore di Trambusto, che è estraneo; lo zio di Tarek che non ha scelta perché il ragazzo resta orfano), forse perché la nuova generazione di adulti di oggi ha paura della responsabilità di allevare la prossima. Un estraneo in fondo può sempre mantenere quel distacco emotivo che serve per prendere decisioni anche scomode, a volte.

Trambusto è un progetto di recupero di adolescenti con qualche problemino con la giustizia, roba lieve, per cui il carcere è davvero troppo. E in questo luogo, un villaggio di autobus abbandonati e recuperati, si ritrovano giovani le cui vite si sono già incrociate in qualche modo nel prima, e che qui, nel durante e nel poi, si cementano. Sullo sfondo, ma neanche poi tanto, una Torino in cui tutti coesistono, mondi satelliti che, in qualche modo, si incontrano. Gli emigranti di ogni sud ci sono tutti, perché Torino ha mille volti, quelli di chi la abita e la vive e la rende un po' a sua misura, eppure resta distaccata. Forse Trambusto è un po' la sua rappresentazione, un'isola nell'isola cittadina, in cui finalmente le diverse realtà sono obbligate a incontrarsi davvero.

E così avviene per Tarek, Lama e Chioma: diversità che si incrociano e che sviluppano un nuovo senso di solidarietà, quella spinta che si chiama coraggio di vivere e che li porterà in quella direzione inevitabile che si chiama futuro. Per fortuna.

Luca Gallo è uno scrittore ma è anche un insegnante(e qui mi verrebbe da dire che ogni scrittore è anche un insegnante, sempre), e quello che si nota, davvero molto bene nel romanzo, è l’educatore che c’è dietro, che non sale in cattedra, mai, ma che sta accanto, parlando la stessa lingua degli allievi per capire e farsi capire, che ne assorbe gli umori e le passioni per aiutare a trasformarli in opportunità. Luca Gallo lo scrive così questo suo libro, con uno straordinario linguaggio “vicino” al lettore e alla storia. E con tutta l’energia, pulita, fluida, luminosa di chi la passione ce l’ha dentro.


Titolo: Prossima fermata Trambusto
Autore: Luca Gallo
Editore: Intermezzi
Pubblicato: 2012
Pagine: 280
ISBN: 978-88-97440-13-0
Prezzo: € 14,90

Selvaggia di Giovanni Garufi Bozza. A volte le risposte sono tutte lì...






" La prima regola è che nessuno, e specifico nessuno, dovrà mai sapere quello che ti dirò. [...] La seconda è che non dovrai mai mettere Martina in mezzo a questa storia. [...] La terza è che se non risponderò a qualcuna delle tue domande, non dovrai insistere. [...] La quarta è che non dovrai giudicare. [...] L'ultima regola? Niente sesso tra noi."
 
E’ la storia di tre ragazzi, anzi forse il numero esatto non è questo, ma non voglio svelare di più, perché, come sempre, lascio il piacere della scoperta della storia a chi leggerà il libro.

A me interessa il linguaggio, e in quest’opera di Giovanni Garufi Bozza, “Selvaggia”, il linguaggio è preminente. Daniel, Selvaggia e Martina parlano molto, e non solo con le parole. La gestualità, i movimenti quotidiani, la vita che scorre in ogni pagina, in ogni riga, sono tutti dialoghi, muti o palesi, per capire e approfondire. Cosa? Il mistero della coscienza. L’autore è uno psicologo e il suo protagonista è uno studente di psicologia, quindi gli approfondimenti sono naturali nella narrazione. L’io narrante scompare quasi davanti alla preponderanza dei dialoghi, diventando anch’esso parte di una interazione muta con il lettore. Le descrizioni sono solo un trait d’union tra una conversazione e l’altra, un legaccio necessario per ambientare i personaggi, per dar loro una fisicità, un confine. Ma ciò che emerge, e probabilmente era questo l’intento di Giovanni Garufi Bozza, sono le personalità, con i loro tormenti, lo stupore, la curiosità, i disagi, quelle caratteristiche tipiche dell’adolescenza che qui, in questo romanzo, acquistano la forza della rappresentazione.

Tutti noi abbiamo vissuto quel periodo della nostra vita in cui non sapevamo ancora cosa essere, cosa diventare e, soprattutto, come. In Selvaggia questo dualismo viene visualizzato, e allora succede che ce lo ricordiamo, un po’ come riviverlo col distacco del tempo passato. E sono proprio le descrizioni, dettagliate, cesellate, dell’autore a rendere tutto così vivo e reale.

Un romanzo ben scritto, una storia misteriosa e avvincente, dove si respira Roma, con le sue contraddizioni, le sue giornate pigre e a volte insensate, le sue notti odorose di tabù infranti, un racconto da percorrere piano, perché lo svelamento dei protagonisti può essere lo svelamento di una parte di noi.

Titolo: Selvaggia
Autore: Giovanni Garufi Bozza
Editore: DrawUp
Pubblicazione: 2012
Pagine: 320
ISBN: 978-88-98017-03-4
Prezzo: € 12,66