sabato 10 novembre 2012

Gli anni di nessuno, quelli mai esplorati, dalla penna di Giuseppe Aloe

Immagine presa da qui
L'ho letto in apnea. E' il terzo libro di Giuseppe Aloe che leggo, anche questo in apnea. Non è una storia facile da raccontare, nè voglio farlo, come è nel mio stile, per non togliere il gusto della lettura. Quindi proverò a trasmettere le sensazioni, togliendo giusto qualche velo alla comprensione, che ce ne sono tanti, di veli.
Gli anni di nessuno sono quelli dell'infanzia, quelli che ci vengono raccontati perché noi non li possiamo ricordare se non attraverso le fotografie. Ne abbiamo la sensazione, una sorta di visione confusa, sbiadita, come se non ci appartenessero. Chi ci potrà raccontare ciò che abbiamo provato, percepito, sofferto, gioito? Non l'osservatore che narra, nè di certo possiamo farlo noi. E allora ci affidiamo alle ricostruzioni, come in un puzzle ricreiamo la nostra identità infantile mettendo insieme un pezzetto accanto all'altro per avere un'immagine d'insieme, un rimando a ciò che siamo diventati, sperando che gli somigli, il più possibile.

Questa è una storia di un'infanzia violata e negata, di una condanna per una colpa commessa alla nascita, è la storia di Gambart il prigioniero. Ma è anche una storia di cui egli stesso non ha memoria, non quella che ci si aspetterebbe almeno. Qui si narra la ricostruzione di ciò che avvenne, per sei lunghi anni, nelle camere buie e silenziose della prigionia di un bambino, una prigionia voluta dal padre, una prigionia subita senza sapere di essere prigioniero, senza averne la consapevolezza.

E' Gambart adulto che racconta, che ci lascia immergere nel suo mondo privo di luce, in cui si annaspa alla ricerca di una collocazione più giusta, quella dei sentimenti, della ricerca dell'amore, della comprensione, del perdono. E Aloe utilizza una scrittura veloce, frasi brevi, dirette, dal ritmo incalzante, a volte feroce. Ti prende allo stomaco il suo linguaggio, te lo spreme, non dà tregua. 

C'è un brano che ripeto nella mente, come un mantra, che per me è un po' il cuore della narrazione:

(cit) "La verità non sta mai in un palmo di mano. Questo è il punto. Non è la sua natura. Striscia via proprio mentre la stai cogliendo, mentre qualcosa della sua incoerente inclinazione, miracolosamente, si rischiara. Succede così. Allora devi rivedere ogni passo, ogni favore, anche quella flebile vocazione che ti ha portato a pensare quello che pensi. Ogni desiderio.
Devi fare il percorso a ritroso. Ripensare le cose. Cercare di trovare il punto, lo snodo che ti ha tratto in inganno. E' una strada lunga, quasi inaccessibile. E quando arrivi alla fine, se ci arrivi, non sai mai se, per un caso irragionevole, hai imboccato un'altra strada sbagliata."

Si giunge al finale come quando si legge un giallo, con dieci, cento ipotesi per una soluzione, che è già molto di più del consueto, perché in un giallo, già a metà lettura, i finali possibili sono un paio, massimo tre. Qui sono tante le aperture possibili, e ci si arriva col fiato sospeso. Eppure...eppure esiste sempre l'ipotesi che mai avremmo pensato.
Da leggere, senza fermate.

Titolo: Gli anni di nessuno -  Romanzo
Autore: Giuseppe Aloe
Edito da: Giulio Perrone Editore
Pubblicazione: 2012
ISBN: 978-88-6004-260-6
€ 13,00

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