mercoledì 28 novembre 2012

Il mondo è piccolo, come una biglia che rotola sul piano inclinato della vita


Questa storia comincia da un post su Facebook e dal mio libro, Colui che ritorna. Ho sempre pensato che in questo mio primo romanzo ci fosse una sorta di magia intrinseca. Sarà per l'argomento, sarà per come è nato, sarà per il messaggio che lascia, dove tutto è possibile, anche le coincidenze più assurde, affinché un destino si compia.
E' un libro che dà speranza, che lascia aperto il cuore e il desiderio. Quante volte ce lo siamo detti che nulla accade per caso? Quindi non è un caso che una mia amica d'infanzia, che non vedo da oltre trent'anni, sia mia amica su Facebook, non è nato forse per questo il social in questione? E non è un caso che lei abbia deciso di acquistare il mio libro per leggerlo.
Invece è del tutto casuale che io abbia incontrato sul web un'altra ragazza, conosciuta proprio per le mie chiacchiere sui libri, e che sia nata un'amicizia, virtuale stavolta.
Tutto questo è l'antefatto.
Ora capita che, alla vigilia della pubblicazione del mio nuovo romanzo, io abbia rinnovato la copertina di Colui che ritorna e l'abbia messo in vetrina. La mia amica reale mi scrive, mi dice che lo sta leggendo e che le piace. La mia amica virtuale mi scrive, e mi dice che ce l'ha in lettura nel suo ereader.
Un post, lo stesso, una riga dietro l'altra, una faccia francobollo sopra l'altra. E' così che si sono incontrate di nuovo due ragazze che non si vedevano da tanto tempo, e ho vissuto questa emozione in diretta.
Un post, un social network, un libro che parla di un incontro. La magia di un libro può anche essere questa.
Sed

domenica 25 novembre 2012

Gli sciacalli degli scrittori esordienti

Immagine presa da qui


E' già difficile emergere come scrittore nel magico mondo dell'editoria, specie se come selfpublisher. Si naviga a vista in un mare di opportunità, dubbi, notizie vere e fasulle, piattaforme di distribuzione, post, blog, pagine social, tutto per farsi vedere, per essere credibili e riconoscibili come autori, per poter dire: "Ehi, io esisto, mi vedi? Mi leggi?" Non è facile, no. Si perde tempo, si occupano ore a promuoversi anziché scrivere, e questo a volte porta a poco o nulla. Perché c'è diffidenza in giro, nei confronti del selfpublisher. Il lettore dice: "Perché dovrei spendere i miei soldi per uno sconosciuto, che magari mi rifila un prodotto di scarsa qualità?"
E allora lo scrittore indipendente si rende conto che ha bisogno di sponsor, di mentori che parlino di lui, della sua opera. Una recensione vale molto, nel gradiente del pubblico lettore.
E' in questo  momento che entrano in gioco gli sciacalli. Così come le case editrici a pagamento loro offrono recensioni a pagamento. Piccole cifre, nulla di che, ma gli scrittori esordienti sono tanti, tanti.
E' il caso di Consigliamoci un libro. 

Pagine e pagine su Facebook, uno pseudoblog pieno zeppo di banner pubblicitari, recensioni copia/incolla di libri famosi e, per quelle dedicate agli esordienti che hanno abboccato, testi sgrammaticati e a volte senza nessun contesto significativo. 
Ma c'è di più. C'è il caso di quando, pur avendo versato l'obolo (a detta loro serve a coprire le spese del sito), pur avendo inviato il libro, magari la versione cartacea con tanto di spese di spedizione, non ti inseriscono affatto e, dopo un paio di mesi, ti ricontattino nuovamente dicendo: "SALVE! HO VISTO CHE HAI SCRITTO UN LIBRO. SE VUOI LO INSERIAMO NEL NOSTRO SITO E FACCIAMO UNA RECENSIONE!" Proprio così, tutto in maiuscolo.
Ne ha scritto da poco Roba da scrittori a questo link e li ha definiti Gli spillasoldi. E' un post molto esplicito, ma a me vien meglio chiamarli col loro nome: Sciacalli.
A voi la scelta cari colleghi scrittori. Potete anche decidere di cedere alle lusinghe della recensione facile. Io preferisco scegliere di meritarla.

sabato 24 novembre 2012

23 Novembre 2012. A Roma è di scena "Il selfpublishing"


Ieri sera si è svolta la prima serata del doppio evento "Gli scrittori sperduti nell'isola che non c'è. Come orientarsi nel mondo dell'editoria e del selfpublishing". La location era Blackmarket, nel quartiere Monti di Roma.
Per la prima volta credo, dopo tanti convegni, meeting, workshop di settore dove si parla di questo argomento, per la prima volta i protagonisti sono stati gli scrittori.
Gli argomenti li potete trovare qui nel programma, ma ora vorrei fare un sunto delle conclusioni (tutte in divenire, ovviamente), un abstract.

Editing, impaginazione, titolo e copertina, come si fa un ebook.
Si è parlato di font da utilizzare, dell'importanza della revisione del testo, del fatto che un testo ha un'impaginazione diversa se deve essere stampato o in digitale. Nel digitale non servono pagine bianche, numeri di pagina, indice, tanto gli ereader adattano tutto alle loro dimensioni. Un testo ben editato invoglia di più all'acquisto, così come una bella copertina e un titolo efficace. La copertina è importantissima per un ebook, perché negli store online è molto piccola, quindi si deve vedere bene. Se non si è grafici creativi o quantomeno se non si ha un certo gusto, meglio spendere qualcosa per rivolgersi a un professionista. Si risparmia tempo e i risultati sono migliori. Lo stesso vale per la revisione e per l'editing. Gli editor professionisti lavorano anche per le case editrici in outsourcing, quindi la professionalità è la stessa e i costi sono bassi. Abbiamo fatto un ebook in diretta, il primo progetto del Movimento Culturale SII (Scrittori Italiani Indipendenti). Abbiamo utilizzato Libre Office e Sigil, coadiuvati dal team di Bookolico. E' stato emozionante.

Le piattaforme di distribuzione digitale.
Marco Giacomello ci ha spiegato molto bene che le piattaforme di selfpublishing NON sono case editrici. I loro contratti sono "contratti di intermediazione commerciale", quindi NON possono avere pretese di alcun genere sui diritti d'autore, che restano di proprietà dello scrittore. Diffidate da chi vi chiede una qualunque cessione. Le piattaforme di selfpublishing più note chiedono il pagamento solo dei servizi offerti (ISBN, creazione dell'ebook, editing, etc etc) e questo è anche giusto. Le case editrici che chiedono denaro per pubblicare sono deleterie per la stessa immagine dell'editoria in genere, illudono lo scrittore di avere alle spalle un garante per la qualità e non investono nulla sull'autore, nè in promozione nè in distribuzione. Le piattaforme più utilizzate, oltre Amazon, sono LULU (molto cara per le spedizioni, poco attenta all'editing), Smashwords, ottima per il mercato estero, Youcanprint, che distribuisce in tutti gli store online e fa un buon lavoro con il cartaceo,  Narcissus, ottima per gli ebook, anch'essa distributrice su tutti gli store online. Tutte queste piattaforme distribuiscono ISBN e froniscono servizi a pagamento, compreso quello di creare l'ebook. Se sapete farlo da soli è possibile evitare questa spesa. Bookolico si differenzia da tutte perché distribuisce ancora solo sul suo canale diretto, non fornisce l'ISBN, ma offre gratuitamente la conversione del libro in ebook formato epub o Mobi. La scelta dipende molto da fattori personali legati all'assistenza ricevuta, alla lingua parlata, alla politica di royalties applicata.

Il tema che è più volte emerso è stato quello realtivo alla "riconoscibilità" dello scrittore in quanto tale. Il pubblico principe, il lettore, ha bisogno di essere certo dei suoi acquisti, deve avere la garanzia che i suoi siano soldi ben spesi. In genere cerca questa garanzia nella professionalità delle case editrici (spesso anche questo è discutibile, considerando cosa offre il mercato) e non si fida dei selfpublisher confondendoli con scrittori pubblicati da case editrici a pagamento o, comunque, come dilettanti fornitori di prodotti qualitativamente scarsi. Non si può dargli torto. In un settore, quello dei libri, in cui sono aumentati a dismisura gli scrittori, portando così l'offerta ai massimi livelli con il fenomeno dell'autopubblicazione, i lettori sono rimasti gli stessi, se non addirittura diminuiti, portando così la domanda ai minimi livelli, e le loro scelte devono essere oculate.
Abbiamo dunque cominciato a parlare degli strumenti migliori per rendere questo passaggio dall'editoria classica al selfpublishing, dove non c'è chiusura, ma semmai accoglienza di entrambe le realtà con pari dignità, più indolore ed efficace possibile. La focalizzazione è stata univoca: bisogna coltivare il personal branding, l'autore, non l'oggetto libro, e di questo ci ha parlato molto bene l'autore Roberto Tartaglia. E' l'autore che deve puntare su se stesso, sulla sua personalità, la sua identità, con tutti gli strumenti che l'autopromozione consente. L'eccessiva democrazia culturale si combatte (passatemi il termine) così. La selezione naturale funziona nel momento in cui uno scrittore o presunto tale è messo di fronte alla sua identità. Se ha talento, non ha tema di smentite nel momento in cui si racconta. Diversamente...i lettori sono implacabili.

Ma un altro strumento sta prendendo forma nel mondo della libera cultura e del libero pensiero. Uno strumento che possa garantire i lettori sulla qualità dei libri proposti e sulla autoregolamentazione degli scritori indipendenti. Il Movimento Culturale degli Scrittori Indipendenti Italiani si prefigge proprio questo: essere un filtro tra gli scrittori e i lettori, garantendo ai primi un supporto per quanto riguarda le competenze professionali e per la promozione delle opere, e ai secondi la possibilità di leggere bene e magari di svolgere quel lavoro di scouting che ormai più nessuno fa, sopratutto le case editrici.


Il tema di come promuoversi, come vendere il proprio libro è stato accennato. Roberto Tartaglia ci ha parlato delle newsletter e dei Paper on line. Ma l'argomento sarà dibattuto nell'evento conclusivo, venerdì 30 Novembre, sempre al Blackmarket a Roma e, salvo imprevisti tecnici, in diretta streaming sul canale di Bookolico e sull'Isola Imparafacile di LibriamoTutti in Second Life.

Vi ricordo l'appuntamento:
Gli scrittori sperduti nell'isola che non c'è. Come orientarsi nel mondo dell'editoria e del selfpublishing.
Quando: il 30 novembre 2012 ore 19.00/21.00
Dove: Blackmarket - Via Panisperna 101, Roma
Info e conferma partecipazione: https://www.facebook.com/events/274070386046214/
Organizzato da : LIBER-A  http://www.liber-a.com

mercoledì 14 novembre 2012

Da un blog all'altro - Il tempo perduto è un bagaglio pesante

Dal mio blog Io scrivo una riflessione un po' amara...per chi ama Proust, sa bene di cosa parlo. Per chi non lo conosce, il sentire è lo stesso. Magari si può cominciare a leggere "Alla ricerca del tempo perduto", oppure si può solo decidere di agire.

A un certo punto il malessere arriva. Come una mazzata tra capo e collo, come una spinta giù, dopo tutta la fatica fatta per salire in cima a quella montagna. Certo che arriva. O forse è sempre stato lì, in agguato, pronto a ghermirti al primo attimo di debolezza. Non sei così forte, non sei così forte, pare sussurri malevolo all’orecchio ormai stanco.

Lasciatemi stare, lasciatemi alle mie cose, a me, non posso continuamente inseguirmi. Lasciarsi andare, sarebbe bello…lasciare che il tempo agisca da solo, senza interporsi, senza agitarlo più del necessario, un lento, docile scivolamento verso un altro tempo.

In stile molto proustiano ho guardato al tempo passato e gli ho dato la dignità di un presente vivibile, accettabile. Gli insegnamenti, la memoria, il sentire che fu, mattoni per costruire una vicenda umana, per narrarla. E’ il mio bagaglio, e non lo rinnego. Ma non può essere il mio nutrimento per sempre. A forza di soffermarmi e guardare con incantata beatitudine a tutta quella saggezza antica, ho perso di vista lo scorrimento del tempo reale, che passa, mica aspetta. E ora dovrei correre? Non posso, non posso farlo ora, ora che le gambe cedono, ora che ho le braccia molli per il troppo peso sopportato, il peso mio e quello delle cose fatte e di quelle ancora da fare.

Guardo la mia ombra proiettata in avanti, nonostante me, nonostante il mio continuo voltarmi indietro. E’ questo l’errore? Si può camminare velocemente e con destrezza guardando costantemente ciò che si lascia indietro? Non si può. Eccolo qui il malessere, la tristezza, lo sconforto. Bisogna per forza abbandonare qualcosa, lasciarla lì dove si trova e voltarsi, per la miseria, voltarsi…ma quanto è difficile. Tutte le certezze accumulate in quel bagaglio che si chiama vita, a che servono adesso, adesso che sono solo il peso da lasciare in terra per viaggiare leggera?

Le metterò in un cassetto, questo farò. Ora devo scrivere una pagina nuova, che è lì, davanti a me, un foglio bianco senza aloni e senza gloria, un’incognita. Ripassando da  questo quando, perché accadrà, tirerò fuori quel che mi necessita, uno spunto, un confronto, sussistenza momentanea al maratoneta, poi andrò oltre. Ora però conta fare ordine, pulizia. Fermarsi, riprendere fiato, rifocillare l’anima, e poi correre.

Sed

domenica 11 novembre 2012

Se dobbiamo fare critica, siamo seri...

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Quanti scrittori ci sono in questo momento solo in Italia? Tanti, forse troppi. E cosa li definisce “scrittori”? Tempo fa ne ho parlato in un articolo in cui facevo il confronto tra il narratore e il letterato. La differenza, l’incoronazione la fa il pubblico, il lettore. E fin qui credo siamo tutti d’accordo. C’è però l’elemento chiave: il talento. Questo lo si annusa, lo si percepisce, se gli si dà la possibilità di emergere.
Questo mio articolo nasce da una riflessione fatta dopo un commento al primo capitolo del mio secondo romanzo. Il commento non era bello, ma ci sta, nel senso che non si può certo piacere a tutti (vivaddio!). Ciò che notavo però, man mano che la pseudo critica andava avanti con le relative repliche, era la ripetitività delle argomentazioni. E allora ho capito. 

E’ necessario a questo punto parlare delle scuole di scrittura. Sia chiaro, io non ho nulla contro questi validissimi consessi (la scuola Holden è un fulgido esempio), ma ritengo che creino degli automatismi per cui, se si è fuori da quegli schemi, fuori dai dictat che vengono lì promulgati, non si è scrittori. E’ vero, ci sono tecniche di scrittura, ci sono parametri funzionali al libro e ad attirare l’attenzione del lettore (questo è marketing), ci sono incipit che funzionano meglio di altri…ce ne sono di cose… ma la passione, la capacità evocativa, la tua particolarissima cifra, non si possono insegnare, quelli o li hai o non li hai. E quando poi si esce fuori da qualunque schema, come si fa a giudicare? Ma soprattutto, chi può farlo? Davvero qualcuno si sente in grado di affermare che un romanzo non vale nulla perché non ha il giusto incipit, quello che acchiappa? Quale superficialità. Ma questo è quanto accade quando si è incanalati in una manualistica, seppur ben fatta, ma sempre di manuale si tratta.

Penso ai cantanti. Quanti di loro nascono con doti incredibili, non solo di intonazione, ma interpretative, comunicative, un dono nativo che spesso viene rovinato irrimediabilmente dalle scuole di canto. Io ci sono stata in una scuola di canto, di quelle classiche. Alla fine del corso i cantanti sembrano tanti cloni.

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Il rischio che in una scuola di scrittura si producano cloni c’è, ma poiché chi le conduce spesso è lungimirante e ha dalla sua il fiuto del talent scout, voglio sperare che si prendano i dovuti accorgimenti.

Non molto tempo fa ho letto un libricino di Cerami, sulla scrittura creativa. Ecco, questo grande, dopo aver dato suggerimenti, consigli, tecniche, esercitazioni, dice (non testualmente): Ora dimenticate tutto e cominciate a scrivere.  E’ solo lì che il talento emerge, quando non si fa condizionare dalle regole e dalle mode. Il talento è andare controcorrente con coraggio e perseveranza, è esprimersi per come si è, per quello che si ha da dire. Si può correggere un errore di ortografia e di sintassi, anzi, si deve. Ma uno stile, un linguaggio, un pensiero, sono unici e irripetibili, uguali a nessuno. Può solo piacere o non piacere, di pancia, di cuore. Distinguiamo gli scrittori dai mestieranti, per carità, e insegniamo ai lettori a vedere la differenza. Andiamo oltre il marketing e la promozione, che servono, ma che non possono, non devono essere il motore della nostra arte.

Ci saranno polemiche a questo articolo, già lo so, e ben vengano se faranno emergere quel malcontento sommerso che però serpeggia, nel mondo di chi scrive e nel mondo di chi legge. Può, deve esserci un mondo in cui ci si possa incontrare. Criticare con saggezza, con cognizione di causa, questa è serietà. Uscire fuori dagli schemi e andare oltre. Questa è lungimiranza. Annusare la polpa, la sostanza e assaggiarla. Questa è curiosità. Questo serve. Il resto lo farà il tempo. Tanto le bufale usciranno fuori, la selezione sarà naturale…
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 Sed

sabato 10 novembre 2012

Gli anni di nessuno, quelli mai esplorati, dalla penna di Giuseppe Aloe

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L'ho letto in apnea. E' il terzo libro di Giuseppe Aloe che leggo, anche questo in apnea. Non è una storia facile da raccontare, nè voglio farlo, come è nel mio stile, per non togliere il gusto della lettura. Quindi proverò a trasmettere le sensazioni, togliendo giusto qualche velo alla comprensione, che ce ne sono tanti, di veli.
Gli anni di nessuno sono quelli dell'infanzia, quelli che ci vengono raccontati perché noi non li possiamo ricordare se non attraverso le fotografie. Ne abbiamo la sensazione, una sorta di visione confusa, sbiadita, come se non ci appartenessero. Chi ci potrà raccontare ciò che abbiamo provato, percepito, sofferto, gioito? Non l'osservatore che narra, nè di certo possiamo farlo noi. E allora ci affidiamo alle ricostruzioni, come in un puzzle ricreiamo la nostra identità infantile mettendo insieme un pezzetto accanto all'altro per avere un'immagine d'insieme, un rimando a ciò che siamo diventati, sperando che gli somigli, il più possibile.

Questa è una storia di un'infanzia violata e negata, di una condanna per una colpa commessa alla nascita, è la storia di Gambart il prigioniero. Ma è anche una storia di cui egli stesso non ha memoria, non quella che ci si aspetterebbe almeno. Qui si narra la ricostruzione di ciò che avvenne, per sei lunghi anni, nelle camere buie e silenziose della prigionia di un bambino, una prigionia voluta dal padre, una prigionia subita senza sapere di essere prigioniero, senza averne la consapevolezza.

E' Gambart adulto che racconta, che ci lascia immergere nel suo mondo privo di luce, in cui si annaspa alla ricerca di una collocazione più giusta, quella dei sentimenti, della ricerca dell'amore, della comprensione, del perdono. E Aloe utilizza una scrittura veloce, frasi brevi, dirette, dal ritmo incalzante, a volte feroce. Ti prende allo stomaco il suo linguaggio, te lo spreme, non dà tregua. 

C'è un brano che ripeto nella mente, come un mantra, che per me è un po' il cuore della narrazione:

(cit) "La verità non sta mai in un palmo di mano. Questo è il punto. Non è la sua natura. Striscia via proprio mentre la stai cogliendo, mentre qualcosa della sua incoerente inclinazione, miracolosamente, si rischiara. Succede così. Allora devi rivedere ogni passo, ogni favore, anche quella flebile vocazione che ti ha portato a pensare quello che pensi. Ogni desiderio.
Devi fare il percorso a ritroso. Ripensare le cose. Cercare di trovare il punto, lo snodo che ti ha tratto in inganno. E' una strada lunga, quasi inaccessibile. E quando arrivi alla fine, se ci arrivi, non sai mai se, per un caso irragionevole, hai imboccato un'altra strada sbagliata."

Si giunge al finale come quando si legge un giallo, con dieci, cento ipotesi per una soluzione, che è già molto di più del consueto, perché in un giallo, già a metà lettura, i finali possibili sono un paio, massimo tre. Qui sono tante le aperture possibili, e ci si arriva col fiato sospeso. Eppure...eppure esiste sempre l'ipotesi che mai avremmo pensato.
Da leggere, senza fermate.

Titolo: Gli anni di nessuno -  Romanzo
Autore: Giuseppe Aloe
Edito da: Giulio Perrone Editore
Pubblicazione: 2012
ISBN: 978-88-6004-260-6
€ 13,00

giovedì 8 novembre 2012

Scrittori Indipendenti: il brodo primordiale della rinascita

Puoi trovarla qui

Sempre più spesso ultimamente mi ritrovo a parlare di scrittori indipendenti. Mi piace questo termine, mi dà un senso di libertà, di assenza di costrizione. Sul web fioriscono gruppi, pagine, iniziative, in un brodo primordiale di rinascita che potrebbe generare un mondo nuovo, in cui gli schemi sono spaginati, proprio come un libro prima che sia composto, prima che sia editato. 

Gli scrittori indipendenti sono Pionieri e si autodeterminano, questa è la nuova realtà. Ma non disdegnano l'editoria classica, non c'è una guerra in atto. Dovrebbe esserci un incontro invece. Riflettevo sui ruoli diversi che potrebbero e dovrebbero avere il selfpublishing e le case editrici. Se il primo rappresenta la libertà, l'opportunità per chiunque di veder pubblicata la propria opera (col rischio evidente, ma calcolato, che entrino in circolazione anche autentiche sconcezze), le case editrici dovrebbero fare un passo indietro e occuparsi della qualità. 


Ricominciare a fare scouting, ricominciare a leggere manoscritti, ma tanti, e puntare, scommettere, investire sull'autore, non sul mero oggetto di carta giusto per fare cassetta. I lettori, quelli veri, i libri continueranno a comprarli, finché avranno un centesimo in tasca, finché ameranno l'odore delle parole scritte con passione ed emozione. Diamo al lettore la possibilità di scegliere. E agli scrittori l'opportunità di emergere. C'è un manifesto appena nato, il Movimento degli Scrittori Italiani Indipendenti, che vuol promuovere le azioni di coloro che si autopubblicano, insieme, con forza. Da iniziative come queste nascono eventi come "Gli scrittori sperduti nell'isola che non c'è", un momento di confronto e di condivisione, per imparare e supportarsi, e capire quali sono gli errori da evitare e quali le strade da percorrere.
C'è un fermento nell'aria che non percepivo dagli anni 70. Qualcosa sta cambiando, la cultura sta tornando. Questo io credo, questo io spero.


Sed

giovedì 1 novembre 2012

La logica del desiderio


Quale logica c'è nel desiderio? Nessuna. Possiamo anche passare il tempo a chiedercelo, giusto per un esercizio mentale o per filosofare un po', ma alla fine dovremo concludere che non può esserci logica nell'istinto. Perché il desiderio è l'espressione di ciò che il nostro "basso ventre" sente, percepisce, recepisce, è un moto viscerale assolutamente fuori controllo al quale possiamo tentare di resistere, possiamo cercare di non assecondarlo, ma non possiamo ignorarlo.

Il libro di Giuseppe Aloe che ho da poco terminato, La logica del desiderio appunto, affronta questa tematica in un modo particolare, almeno secondo il mio punto di vista. Si ha come la sensazione che il desiderio si scriva da solo, si legga "dal di dentro". E' difficile spiegare, ma voglio provarci. Quando noi siamo colti da questo sentire, forte, potente, prima proviamo ad analizzare le sensazioni, le emozioni, cerchiamo di razionalizzare qualcosa che razionale non è. Poi studiamo tecniche e strategie per incanalare questo flusso continuo e adrenalinico in un luogo più tranquillo della nostra coscienza, così da illuderci di averne il controllo. Solo quando infine ci arrendiamo al desiderio che "monta" smettiamo di farci domande e accettiamo il turbine dell'affanno con le sue conseguenze. Ecco, tutto questo stato di grazia (o disturbo, a seconda dei casi), ci fa vivere, percepire, sentire, provare, un senso di confusione perenne, un loop autoprodotto e autoalimentato, nel quale siamo chiusi in noi stessi, noi e il nostro desiderio da nutrire e che si nutre, stupiti quasi del fatto che al di fuori non si percepisca nulla, stupiti del fatto che si riesca anche a sopravvivere a questo tumulto pazzesco, a questa sorta di dannazione.

Il libro di Aloe è scritto così. E' il desiderio che si racconta, che prova a spiegarsi laddove una spiegazione è impossibile. Il linguaggio lo accompagna in questo peregrinare regalando sensazioni, perché altro non si può fare.
L'autore lo dice alla fine, che non era questo il libro che aveva scritto. Ma io ringrazio per la svista e invito a leggere queste pagine "alte" lasciandosi andare, facendosi catturare dal turbine e dall'immaginato, dal delirio e dalla dannazione, senza troppi perché, senza troppi come. Come succede quando si desidera, esattamente così.

Sed

Romanzo: La logica del Desiderio
Autore: Giuseppe Aloe
Editore: Giulio Perrone Editore
ISBN: 978-88-6004-182-1
Pubblicazione: 2011
€ 13,00